Il paese di Guasila è situato nella parte occidentale della Trexenta. La presenza umana nel suo territorio è attestata sin dall'età neolitica, sono presenti infatti numerose testimonianze archeologiche del suo passato: Domus de janas, nuraghi, tempi a pozzo, necropoli romane e villaggi medievali. La religiosità ha sempre caratterizzato il paese, infatti è documentata la presenza tra il 1500 e il 1600 di ben undici chiese, intitolate rispettivamente a S. Marco Evangelista, a S. Giusta V.M., a S. Giovanni Battista, a Sant'Antonio da Padova, a S. Sebastiano, a S. Sofia V.M., alla Nostra Signora d'Itria, a S. Lucia, a S. Gemiliano, a S. Raimondo Nonnato e alla Confraternita del Rosario. Oggi di queste chiese possiamo ancora ammirare quella di S. Lucia, della Vergine d'Itria e l'Oratorio della Confraternita del Rosario. L'icona principale del paese oggi è il Santuario della Beata Vergine Assunta in stile neoclassico, progettato nel 1839 dall'architetto cagliaritano Gaetano Cima ed edificato tra il 1842 e il 1852 demolendo la vecchia chiesa gotico-catalana preesistente, di cui resta il campanile e alcune suppellettili, e costruendo ex novo.

Altri monumenti molto importanti del paese sono:

 

· Il palazzo del Monte Granatico che risale al 1767 e aveva la funzione di deposito del grano in omaggio alla politica dell'amministrazione sabauda;

 

 

 

 

 

 

 

· Il palazzo rettorale che risale al 1812 quando il rettore Giuseppe Lorenzo Bardi lo fece costruire con la speranza che Guasila venisse scelta come sede vescovile, dietro la soppressione della diocesi di Dolia (l’attuale Dolianova)

 

 

 

 

 

 

 

Il santuario della Beata Vergine Assunta

Il santuario della Beata Vergine Assunta fu  progettato nel 1839 dal famoso architetto cagliaritano Gaetano Cima. L’imponente tempio si configurava come il primo esempio di edificio neoclassico nel panorama dell’architettura religiosa della Sardegna. Costruito nell’arco di dieci anni (1842-1852) dall’ impresario Cosimo Crobu, si sovrapponeva a quello precedente, che risaliva, verosimilmente, alla prima metà del Cinquecento e  costruito in forme gotico-catalane. Della preesistente struttura, dedicata a Santa Maria, oggi resta la torre campanaria  e si conservano anche numerose suppellettili. Il progetto del Cima prevedeva l’abbattimento della vecchia struttura e la ricostruzione ex novo della chiesa, riutilizzando per quanto possibile i materiali provenienti dalla demolizione. La nuova chiesa, di gusto neoclassico, è a pianta centrale, la precede un pronao a sei colonne doriche, più due pilastri laterali, che sorreggono un timpano triangolare recante al centro il monogramma di Maria. Il corpo centrale è una “grande rotonda” coperta da un’ampia cupola con lanterna; essa poggia su quattro poderosi pilastri, ognuno affiancato da due eleganti colonne doriche, sulle quali si impostano gli archi di ingresso alle cappelle. Completa l’edificio una notevole decorazione pittorica. I temi proposti per la decorazione sono quelli tipici del repertorio neoclassico: pregevole è la volta cupolare, con motivi geometrici e floreali a spicchi, che dalla base della cupola raggiungono il suo centro.

 

 

 

 

La chiesetta della

Vergine d’Itria

La chiesetta della Vergine d'Itria è l'unica chiesa rurale superstite nel territorio di Guasila, ed è situata nella località di Bangiu,, a circa 3 km dal paese. Fu realizzata durante la dominazione pisana, intorno al XIII secolo, in stile romanico. Si presenta ad archi lobati e campanile a vela. All’ edificio sono state aggiunte costruzioni, che non rispettano la struttura originaria, come il loggiato, che poggia sul portale d’ ingresso. L’interno è costituito da una mononavata. Notevole è l’altare e la pala dipinta che reca la splendida iconografia della Vergine con le mani alzate, mentre invita a glorificare il Bambino Gesù benedicente. La Vergine è effigiata su una cassa tenuta a spalla da due calogeri con sullo sfondo un paesaggio. È l’unica costruzione superstite del villaggio di Bangiu, che si dice flagellato dalla “mosca maccedda”, una mosca terribile, secondo la fantasia popolare, che avrebbe sterminato gli abitanti del villaggio, del quale i pochi superstiti sarebbero confluiti a Guasila.In realtà, si tratterebbe di una grave pestilenza o carestia che avrebbe causato uno sconvolgimento di quei piccoli villaggi trexentesi nel tardo Medioevo. In questa località, è usanza dei Guasilesi accompagnare il simulacro della Vergine d’Itria il lunedì pomeriggio, dopo la Pentecoste, per riportarlo nella parrocchiale di Guasila il martedì successivo. Il simulacro della Madonna regge sul braccio sinistro  il Bambino, in atto benedicente e con la simbologia del mondo, e tiene la mano destra aperta in segno di grazia. A differenza dei simulacri della Madonna d’Itria delle altre località sarde, quello di Guasila non ha le figure tradizionali dello schiavo e del turco; probabilmente perdute. 

 

 

 

 

La chiesetta di Santa Lucia

La chiesetta di Santa Lucia è datata al 1500 e si trova nelle vicinanze della parrocchiale, nel centro storico. Di fattura semplice, fu migliorata ed accresciuta nel 1841 per solennizzarvi le parrocchiali funzioni durante il tempo della costruzione della nuova Parrocchia. Santa Lucia veniva festeggiata dai suoi obrieri due volte l'anno: il tredici dicembre e la prima domenica di Luglio.

 

 

 

 

 

 

Guasila